(Noi e i Greci: introduzione)
1. "La battaglia di Maratona, anche come evento della storia inglese, è più importante della battaglia di Hastings. Se in quel remoto giorno il risultato dello scontro fosse stato diverso, Britanni e Sassoni
forse vagherebbero ancora per le selve."( J. Stuart Mill - 1859)
2. "Al nome Grecia, l'uomo colto europeo subito si sente in patria." (Goethe)
3. "Né la rivoluzione americana, né quella francese sarebbero mai state possibili senza l'esempio che veniva dall'antichità classica." (H. Arendt)
4.L'incertezza del miracolo: "provai dalla profondità di una qualche biblioteca, quel che ignorarono i Greci: l'incertezza." La frase parla di una "classicità rotonda", di "γνῶμαι pronunciate una volta per tutte, di impeccabili monumenti contro un cielo sempre azzurro, di eroi tragici che, per sperimentare sopra di sé tutte le passioni del mondo e dell'uomo hanno preso a nome Edipo, Medea, Antigone. Un paesaggio popolato di modelli e di archetipi, di pietre di fondazione e di cifre universali, di motti delfici e di colonne doriche, di atleti incoronati e di artisti dediti alla Bellezza, di passioni politiche da cui emerge una "πόλις" cristallina e una democrazia che dà spazio alla libertà e all'individuo, di filosofi che tracciano l'agenda di tutte le filosofie possibili.
5. Tuttavia i Greci conobbero l'incertezza e ne furono dilaniati; non sempre innalzarono monumenti e pronunciarono detti memorabili, né furono indaffarati a fondare la coscienza dell'Europa moderna per distinzione dall'Oriente. Anzi nell'Oriente si mossero con gioia e disinvoltura e ansia di scoperta, imparando e insegnando.Questo atteggiamento è¨ ben riassunto dalla frase che un sacerdote egizio rivolse a Solone: "un Greco vecchio non esiste, voi Greci siete sempre fanciulli." (Platone, Teeteto).
Fili conduttori della civiltà greca
- Autocoscienza, ad un altissimo grado.
- Grande forza di espansione della loro cultura.
- Comparazione con altre civiltà.
- Differenziazione regionale, all'interno della stessa grecità
E' dunque chiaro che l'insieme della storia e della civiltà greca, con gli oggetti e i testi che ha creato e tramandato, é valso e vale ancora non solo come la vicenda e l'eredità di un popolo fra tanti, ma anche come una sorta di gigantesco repertorio potenziale di temi e valori.
Il confronto con gli antichi
Nos plane hoc tempore homunculi sumus.
L. BRUNI
Il problema, molto semplicemente, è quello della storia dell’Occidente e della sua cultura: dagli antichi sino a noi. Quello anche del suo rapporto col tempo. Perché ci sia confronto, ci vuole rapporto, compresenza, per non dire faccia a faccia. Ora la distanza, fatta di rispetto, d’indifferenza, di oblio, o dei tre messi assieme, non si è forse irrimediabilmente imposta, al punto da rendere illusorio ogni rapporto effettivo, vivente, attivo?
Molière non metteva già forse sulla bocca di uno dei suoi personaggi questa chiara sentenza: «Gli antichi, signore, sono gli antichi, e noi siamo la gente di adesso»?
Con un testo pionieristico, pubblicato nel 1903, "Der moderne Denkmalkultus", Alois Riegl scruta il concetto stesso di monumento storico, punto di incontro conflittuale tra ciò che chiama , il valore di antichità! il valore storico e il valore commemorativo
I Greci hanno privilegiato il «principio di anzianità». Il vecchio Nestore in Omero, il Consiglio degli anziani (γερουσία) a Sparta o il «Consiglio notturno» nelle Leggi di Platone, sono ben noti. Quanto ai Romani, si sa quale posto accordassero al mos maiorum, a questa mitica Roma di un tempo che, alla fine dell’età repubblicana e all’epoca di Augusto, ci fu chi tentò di ritrovare, di restaurare, di reinventare.
«Allorché noi passeggiavamo per la nostra città come degli stranieri, dei visitatori di passaggio, i tuoi libri ci hanno riportato per cosi dire a casa nostra; è grazie a essi che abbiamo imparato chi siamo, dove abitiamo»: è in questi termini che Cicerone celebra Varrone e il suo lavoro di antiquario.