La lega delio-attica, detta anche prima lega navale attica, fu un'alleanza delle città marittime della Grecia, costituitasi sotto la supremazia ateniese con uno scopo di difesa e di offesa contro la Persia. All'indomani della battaglia di Micale, nell'inverno del 478-7, mentre la flotta greca comandata da Pausania spartano si trova davanti a Bisanzio, comincia a manifestarsi nelle città marittime dell'Egeo un movimento antispartano, probabilmente alimentato da Atene, il quale in breve fa sì che Pausania venga allontanato e il comando della flotta consegnato nelle mani degli Ateniesi, cioè di Aristide che li rappresenta. Il primo passo, quello decisivo, è compiuto; ora non si tratta più che di dare alla lega una forma regolare e ben determinata, ciò che Aristide si affretta a fare. Della lega fanno parte quasi tutte le isole dell'Egeo, compresa - tranne Caristo - l'Eubea, le città costiere dell'Asia Minore, dalla Caria all'Ellesponto, e le principali città della Tracia; mentre Samo, Lesbo e Chio amiche di Atene, stanno in posizione privilegiata, come alleate non paganti tributo. Siccome scopo della lega è la guerra marittima contro i Persiani, si stabilisce che ogni città aggregata debba contribuire al mantenimento e all'incremento della flotta, o addirittura con navi, oppure, potendo ben poche delle alleate permettersi tali prestazioni, con determinate somme (ϕόροι), calcolate in base alle rendite pubbliche, somme che gli Ateniesi s'incaricano di raccogliere e di convertire a beneficio della flotta. Il primo ϕόρος fissato da Aristide fu, secondo Tucidide (I, 96), di 460 talenti; ma questa cifra, se pure fu tale all'inizio (cosa discutibile), subì oscillazioni nel corso degli anni, a seconda dell'aumento e della diminuzione del numero degli alleati e della maggiore o minore prontezza di questi nell'obbedire ai comandi di Atene.
La denominazione ufficiale della lega è 'Αϑηναῖοι καὶ οἱ σύμμαχοι; inoltre il centro della lega è a Delo, sotto la protezione del dio delle stirpi ioniche. Nel consiglio della lega ogni città, grande e piccola, è rappresentata. In realtà, però, gli Ateniesi predominano: nelle riunioni del consiglio la loro voce domina tutte le altre, e il tesoro della lega è amministrato dagli ellenotami (ἑλληνοταμίαι), i dieci magistrati ateniesi appositamente creati. Del resto, quando se ne tolgano la prestazione del tributo e il riconoscimento dell'autorità di Atene nel campo dell'azione marittima, gli alleati mantengono la loro autonomia e non hanno da piegarsi ad alcuna legge speciale. Saldamente costituito, il nuovo organismo acquista sempre maggiore floridezza, alla quale non poco contribuisce Cimone con le sue vittorie e specialmente con quella dell'Eurimedonte (c. 469-68), che fa raggiungere alla lega la massima estensione, di circa 200 città fra insulari e costiere. Questo accrescersi della potenza di Atene fa sì che a poco a poco i σύμμαχοι si avviino a diventare soggetti, ciò che essi virtualmente sono fin dal 454-53, quando viene trasportato il tesoro federale da Delo ad Atene, con voto del sinedrio, e collocato sotto la protezione di Atena Poliade. Da questo momento in poi il consiglio federale si può dire non esista più: resta soltanto dominatrice del suo impero marittimo, Atene. Qua ormai gli alleati porteranno il loro tributo, che sarà raccolto dagli apodetti (ἀποδέκται) e registrato dagli ellenotami, e del quale una sessagesima parte, cioè una mina (100 dramme) per ogni talento (6000 dramme) dovrà essere offerta come ἀπαρχή (tributo) alla dea protettrice. E sono appunto le liste (purtroppo giunte a noi tutt'altro che integre) di queste sessagesime dei tributi, che venivano calcolate dai trenta logisti e poi fatte incidere dagli ellenotami in apposite stele sull'acropoli, quelle che, insieme con le notizie degli scrittori, ci offrono gli elementi per la storia della lega dal 453-52 in poi. Così sappiamo che nel 443-42 l'ambito della lega fu diviso in cinque distretti (Ionia, Ellesponto, Tracia, Caria, Isole), ai quali si tolse il penultimo nel 440-39, in seguito alla rivolta di Samo, che l'aveva notevolmente diminuito. Intanto Atene aveva cominciato a destare i sospetti degli alleati. Fin dal 448-47 Pericle esplicitamente volle ed ottenne che si usasse il ϕόρος nel miglior modo che gli Ateniesi avessero creduto, purché sempre fosse assicurata la difesa contro i barbari; e gli alleati videro accrescersi col proprio denaro gli arsenali del Pireo, fortificarsi le mura di Atene, sorgere sull'acropoli edifici marmorei, statue d'oro e d'avorio. Così, in mezzo a malcontenti, più o meno energicamente repressi, si arrivò fino all'inizio della guerra del Peloponneso, si passarono i primi anni di lotta; finché nel 425-24 Atene, stretta dal bisogno e per il forte deprezzamento della moneta, si decise a fare una nuova stima delle rendite dei suoi alleati e giunse fino a raddoppiare e triplicare il tributo, ricorrendo, dove fosse necessario, a mezzi violenti per farsi ascoltare. Ma non riuscì del tutto nel suo intento, perché la somma complessiva del ϕόρος non raggiunse mai quella voluta e ben di rado toccò i 1000 talenti; tanto che nel 413, credendo di porre un rimedio alla progressiva deficienza del ϕόρος, si pensò di sostituirlo con una tassa doganale del 5% su tutte le merci esportate ed importate dagli alleati. Ma anche questo espediente ebbe un'efficacia assai scarsa. A poco a poco, le città alleate si staccarono, e mentre la disastrosa spedizione in Sicilia portò un fierissimo colpo alla lega, la disfatta di Egospotami (405) ne segnò, con la vittoria di Sparta su Atene, la completa rovina.