Testo italiano e - Civiltà Greca

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CORO
str. a
O casa del mio padrone, sempre generosa e ospitale,
anche Apollo Pizio, signore della cetra,
si degnò di abitarti,
accettò di diventare
pastore, o Admeto,
nelle tue proprietà
suonando
agresti inni nuziali alle tue greggi
per i ripidi sentieri.
ant. a
Chiamate dai canti gioiosi
accorrevano a frotte le linci screziate,
si affollavano fulve torme di leoni,
lasciata la valle dell'Otri;
al suono della tua cetra, Febo,
danzava il maculato cerbiatto
sbucato con agili garretti
di tra i pini svettanti,
allietati dalle soavi melodie.
str. b
E così, la casa che tu abiti, Admeto,
presso la palude Bebia
dalle belle correnti
è la più ricca di greggi.
Alle terre arate, alle distese di prati
fa da confine il paese dei Molossi,
là dove sono gli oscuri stabuli del sole,
il nostro re domina sul mare egeo
sino alle inospitali coste del Pelio.
ant. b
E anche ora ha spalancato la reggia,
pur con occhio umido di pianto
e disperato per la cara moglie
morta da poco, ha accolto un ospite.
Chi è nobile
sa bene comportarsi:
ogni saggezza alberga nell'uomo di valore.
Lo ammiro. Nel mio cuore regna la fiducia:
è pio, Admeto: sarà benedetto dagli dèi.
ADMETO
Cittadini di Fere, presenti qui con il vostro affetto, la salma è pronta e i servi la stanno oramai trasportando a spalle verso il rogo e la tomba. Dite addio, come vuole l'uso, a chi compie il viaggio estremo.
CORO
Vedo tuo padre che si avvicina con il passo dei vecchi: lo seguono i suoi famuli, hanno in mano il corredo funebre per la tua sposa, gli ornamenti mortuari.
FERETE
Sono qui per partecipare al tuo dolore, figlio: hai perduto un'ottima e fedele moglie. Nessuno oserà certo negarlo. Ma occorre farsi coraggio, in questi casi, anche se non è facile. Accogli questi oggetti preziosi e scendano sottoterra con Alcesti. Bisogna onorarne le spoglie, perché si è immolata per te e non mi ha privato del figlio: non mi vedrò costretto a consumare una penosa vecchiaia senza di te. Con il suo gesto coraggioso e nobile, Alcesti ha reso onore al proprio sesso. Tu hai salvato Admeto, hai rimesso in piedi noi che stavamo per cadere: ti dico addio, ti auguro di essere felice nell'Ade. Secondo me, sono questi i matrimoni utili ai mortali o altrimenti è meglio che uno non si sposi.
ADMETO
Io qui, a questo funerale non ti ho invitato e la tua presenza non la considero gradita. Lei non indosserà mai il corredo funebre che le hai portato, non ha bisogno dei tuoi doni, per la sepoltura. Al mio dolore dovevi partecipare quando ero in pericolo di vita. E dopo esserti defilato, dopo avere permesso che morisse un'altra persona, giovane, tu, così vecchio, vieni ora a piangere su questo cadavere? Tu non fosti mai il vero padre di questo mio corpo e non mi mise al mondo quella che sostiene di averlo fatto e si attribuisce il nome di madre. No, io sono sangue di schiavi e mi hanno attaccato di nascosto al seno di tua moglie. Nel momento decisivo hai dimostrato chi sei realmente: non mi ritengo nato da te. Ti distingui per viltà da tutti: decrepito come sei, al termine dell'esistenza, non hai voluto, non hai avuto il coraggio di sacrificarti per tuo figlio. Avete permesso che lo facesse lei, una straniera, l'unica persona che devo giustamente ritenere mio padre, mia madre. Eppure era una bella sfida da affrontarsi: ti immolavi per il figlio, tanto non ti restava molto da campare. [E io potevo trascorrere insieme a lei il resto dei miei giorni, e non sarei qui solo a piangere sui miei mali.]
Tutto ciò che fa felice un uomo lo hai avuto. Sei salito al trono da giovane, ti sei garantito un erede, il sottoscritto, in famiglia, non rischiavi, dunque, morendo senza figli, di lasciare in preda ad altri la tua reggia, vuota di un legittimo successore. Non sosterrai di avermi abbandonato alla morte perché non onoravo la tua vecchiaia: io ero un figlio rispettosissimo, e in cambio ricevo da te e da chi mi ha partorito questo bel grazie. Sbrìgati a fabbricare altri figli che ti assistano negli anni tardi e ti compongano nella bara e provvedano alle esequie. Perché non sarò io, con le mie mani, a seppellirti: per quanto ti riguarda, io sono defunto. Se continuo a vedere la luce, se sono salvo grazie ad un altro, di lui mi proclamo figlio, a lui manifesterò la mia devozione. I vecchi mentono quando si augurano di scomparire, imprecando contro la senilità e l'esistenza troppo lunga. Appena la fine si avvicina, nessuno vuole morire, e la vecchiaia non appare più un peso.
CORO
Smettetela: basta già la disgrazia in corso. Figlio, non esasperare tuo padre.
FERETE
Figlio, ma chi ti credi di insultare così malamente? Uno schiavo lidio o frigio che ti sei comperato? Non sai che sono un Tessalo, e figlio legittimo di un Tessalo, un uomo libero? Tu offendi troppo e non te la caverai a buon mercato, dopo questa raffica di accuse infantili contro di me. Io ti ho generato e allevato come padrone di questa casa, ma non ho l'obbligo di morire in vece tua. Non ho ereditato dai nostri avi la legge che i padri debbano immolarsi per i figli, e non è neanche greca questa legge. Della tua vita, felice o infelice che sia, sei responsabile tu: quello che dovevi avere da noi, lo hai avuto. Comandi su molti sudditi, ti lascerò molte terre: sono i beni che ho ricevuto da mio padre. Che torti ti ho fatto? E di che cosa ti privo? Non ti chiedo di morire per me, e tu non chiedermi di morire per te. Ti piace vivere: e credi che a tuo padre non piaccia? Se computo il tempo che dovrò trascorrere laggiù, è lungo, mentre la vita è breve: ma è pur sempre piacevole. Hai lottato spudoratamente per evitare la morte e vivi oltre il termine a te assegnato uccidendo lei. E accusi me di viltà, tu un codardo vinto da una donna, che è crepata per la tua bella faccia? Hai trovato un modo brillante per scamparla sempre, se riuscirai ogni volta a persuadere la moglie che ti trovi a prendere il tuo posto. E insulti i tuoi che si rifiutano di farlo, pusillanime che non sei altro? Chiudi la bocca: e pensa che se tu ami l'esistenza, anche tutti gli altri la amano: se ci ricopri di ingiurie, ti sentirai replicare molte spiacevoli verità.
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