(La Priamel ) è un termine indicante uno schema retorico, consistente in un catalogo o rassegna di oggetti/concetti/valori, ai quali è contrapposto un termine di paragone, del quale si rivendica la superiorità.
Vedi incipit dell'Olimpica I di Pindaro, dove una serie di paragoni anticipano il concetto che non c'é agone superiore a quello di Olimpia)
V. 1) La progressione della Priamel muove dall'eccellenza dell'acqua a quella dell'oro splendente e quindi, attraverso l'associazionecon la luce ma anche l'opposizione tra notte e giorno, a quella del sole nel cielo, per culminare nella superiorità di Olimpia. il primato dell'acqua potrebbe risentire della fisiologia ionica, in particolare del pensiero di Talete e del confronto tra i quattro agoni panellenici e i quattro elementi (acqua, terra, aria e fuoco).
V. 18) Pisa indicava il territorio intorno al santuario di Zeus e, per antonomasia, Olimpia stessa. Ferenìco, il cavallo di Ierone, significa "vittorioso".
V. 20) L'Alfeo, il maggior fiume del Peloponneso, nasce in Arcadia, scorre presso Olimpia e sfocia nel mar Ionio. Nel 2008 un gruppo di ricercatori tedeschi ha dato notizia di aver individuato l'area dell'ippodromo. Le acque dell'Alfeo, dopo un percorso sottomarino, riemergono presso Siracusa sull'isolotto di Ortigia mescolandosi alla sorgente di acqua dolce Aretusa.
V. 54) la relazione biunivoca tra maldicenza e povertà, di contro a quella tra lode e ricchezza, è un principio basilare dell'ideologia di Pindaro. In questo passo la colpa è ancora più grave perché l'ingiuria colpisce gli dei.
V. 60) le pene di Tantalo: varie sono le interpretazioni: quattro sono le pene (fame, sete, masso); la quarta sarebbe
- la posizione, ossia lo stare nell'acqua
- l'immortalità e quindi la consapevolezza dell'eternità della pena.
- lo stato incessante di ansietà.
- l'espulsione di Pelope dall'Olimpo.
In alternativa, Tantalo è il quarto dannato esemplare accanto alla triade Sisifo, Tizio, Issione.
V. 90) Nell'Altis lo spazio sacro a Zeus in Olimpia, vi era un recinto riservato a Pelope, detto Pelopion, nel quale si trovava la tomba dell'eroe. Qui, ogni anno, un montone nero era immolato a Pelope e già Eracle aveva sacrificato sulla fossa (Pausania, V,m 13, 1 sg).